Bambole, Barbie, trucchi finti; sono solo alcuni giocattoli preferiti dalle bambine. Ma a queste tipologie di gioco classificate come prettamente femminili, possono aggiungersene tante altre, forse fuori da ogni script pregiudiziale. Come automobili, trenini, robot. Strano? Non proprio. I giocattoli prediletti dai bimbi sono quelli che gli consentono creatività, indipendentemente dagli stereotipi sociali. Non a caso, giochi che stimolano la fantasia, sono utilizzati da tutti, maschi e femmine, e sono graditi da entrambi i generi, allo stesso modo. La regola basilare insomma è quella di adattare i giocattoli alla fascia di età di riferimento, così da non impegnare il bambino oltremodo e non stancarlo. Se è possibile, altro suggerimento, è bene non riempirlo di giochi. Quando un bimbo o una bimba, riceve troppi giocattoli non riesce ad individuare i suoi favoriti e tutti i suoi giochi diventeranno monouso. Sulla questione scelta dei giocattoli, comunque, molto incide il genitore; in particolare tra bambina e mamma, si instaura una sorta di alleanza di gusto.
Per una genitrice, la possibilità di tornare indietro nel tempo e di avere una “scusa”per tornare a indossare una coroncina o pettinare una principessa, la dice lunga su ciò che regalerà alla figlia.
Scatta quindi la ricerca alla principessa più amata dalla mamma e tramandata alla bambina. Il marketing nostrano, non a caso, si rivolge alle madri. Studia le loro nostalgie, le bambole o i giocattoli con cui, in passato, si sono divertite, e le ripropone con qualche diversificazione. E’ forse il motivo per cui le Barbie non fuoriescono dal mercato. Barbie offre, da sempre, una reazione ad una società mutevole e in continuo cambiamento. Quindi resiste. Si adegua a ciò che vede. Barbie è stata una principessa, una casalinga, una manager poi è stata figlia dei fiori ma anche pilota d’aereo e cameriera. Barbie abbraccia tutti i segmenti della società e si rivolge ad un target piuttosto ampio che va dai 4 ai 9 anni. Senza tener conto poi di tutto l’apparato che intorno a questa bambolina perfetta, si muove; dalle case a più piani ai camper, alle automobili di lusso.
Al di là del gioco prevalentemente femminile, che cade su queste eterne bamboline e su quelle in versione neonato da accudire, le bambine tendono ad impiegare il loro tempo guardando film. Sono contingentati infatti i minuti che mediamente, un bimbo o una bimba, destinano al gioco, nell’arco di un intero pomeriggio. Un lasso importante di tempo è dedicato alla visione di cartoni animati; dai video scaricati sui cellulari ai film on demand a quelli proiettati su fasce orarie nei palinsesti generalisti. In seno a queste visioni, sono così stabiliti i personaggi preferiti, di riferimento. Quelle maggiormente apprezzati dall’universo femminile, su questo fronte, risultano le fatine Winx; si tratta particolari fate con ombelico di fuori e guardaroba stravagante. A loro seguono le Bratz, assolutamente aggressive e pittoresche. Una vera e propria contraddizione di genere rispetto alla fiabesca Barbie. Una alternanza di desideri inconsci, si potrebbe pensare scomodando gli psicologi dell’infanzia.
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Fatto sta che le bimbe si identificano in riferimenti femminili, che siano eleganti o rudi, se si tratta di esplorazione e come fanno con le proprie madri, ne emulano lo stile o quantomeno sognano di poter indossare quei panni. Molto gettonati, a tal proposito, sono gli charms.
Tutti quegli oggetti che vanno ad impreziosire vestiti, fermacapelli, pantaloncini o borsette con spille, paillettes e adesivi, creati proprio per ravvivare il look delle bimbe. Si tratta di prodotti ideati per bimbe dai quattro anni in su; già tendenti all’emulazione. Spesso, questi accessori raffigurano poi personaggi. Quelli più in voga del momento. Ed è boom di vendite. Applicabili ad ogni tessuto, diventano come dei tatuaggi da fissare su tutte i giochi o gli indumenti indossati dalla bambina.
Un modo veloce e facile per brandizzare i propri prodotti ed etichettarli senza troppo dispendio di soldi. In pole position troviamo le Polly Pochet poi Bing, che sembrerebbe essere apprezzato, indifferentemente dai bimbi e dalle bimbe ed ancora le Winks. Anche il discorso cromatico merita qualche osservazione; i colori raffigurati da queste fantomatiche donnine, sono però fonte di accese polemiche generazionali.
Se un tempo infatti, le bimbe sognavano il rosa tenue o il bianco glitterato, con queste creature strambe, ci ritroviamo ad osservare mise violacee ma anche scure. Un ritorno all’ante guerra quindi. L’attribuzione di un colore peculiare per il vestiario dei bambini e delle bambine compare infatti solo intorno alla Prima Guerra Mondiale ed i colori associati ai sessi erano antipodici a quelli ipotizzati oggi. Il rosa, frutto del rosso, era il colore del sangue quindi del combattimento dunque era il colore che identificava i maschi; il blu erano il colore delle bambine, perché rimandava al Cielo, all’etereo e quindi alla soavità ed alla tenerezza, caratteristiche femminili. Come non relativizzare, allora, le scelte anche in materiale di giocattoli? I tentativi di orientamento applicati ai nostri bambini, altro non sono che il frutto di altri tipi di orientamenti imposti, in modo garbato, dal mercato ai genitori degli stessi.